Purché non sia qualcosa di qualunque

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Murales en el Darío Salas I - Foto di JI StarkSulla questione V-Day ne lo letto parecchio in questi giorni e ripropongo qui un commento a un post di Lele sull’argomento. Qualche riflessione partendo comunque dal fatto che Lele, così come altri, ha ragione nel sostenere che Grillo non vive la rete, ma la usa (il che di per sé non è una grave accusa, a mio avviso). Ad ogni modo, a Bologna non c’ero sabato scorso, ho visto alcuni video che sono circolati in rete. E una cosa mi ha colpito: sentire termini come “Creative Commons, copyleft, software libero e open source” usati correttamente (mica frequente) e contestualizzati altrettanto correttamente all’interno di discorsi su propulsione della creatività, sostegno alla crescita dell’economia dell’immateriale e risparmio sulle licenze sul software a titolo di reinvestimento in loco. Ecco, questo non è un discorso qualunque (né qualunquista). E non lo è nemmeno citare nome per nome per esempio i parlamentari con sentenze passate in giudicato: lo sarebbe dire “sono tutti ladri” senza distinzione (cosa che peraltro, se non ricordo male, Grillo faceva appena prima di iniziare a fare la lista della spesa a Craxi alla fine degli Anni Ottanta).

Di certo, questi punti non renderebbero minore il biasimo per eventuali notizie distorte – se così sono state davvero – dal comico genovese a proposito dei residui di metalli pesanti su alimenti a causa delle emissioni degli inceneritori. O eventuali altri usi strumentali di informazioni specifiche che possono essere stati fatti [1]. Probabilmente chi la rete la vive, può avere qualche strumento in più per raccapezzarsi meglio. Detto questo, mi fanno specie poi prese di posizione come “non devono esistere i partiti”, che ricorda molto il Ventennio. O come il latrato contro il blog di Mastella che sarà pure un blog poverino e gestito male e senza troppa cognizione di causa, ma mi sembra gratuito come attacco. O ancora lo turpiloquio infiammante e la scontata parodia di Prodi e di Sircana quando Grillo racconta del loro incontro a Palazzo Chigi.

Ma – mi chiedo – dopo l’esperienza dei girotondi (che non erano poi così piccoli dato che hanno fatto lo stesso numero di persone per strada del V-Day, preso a livello nazionale), perché non c’è stato ricambio? Perché si è preso un allora ancora presentabile non-politico – che era fresco di sindacato ai tempi – come Sergio Cofferati, unico a voler prestare ascolto alla piazza di fronte a dei D’Alema e Fassino disgustati dalla protesta popolare e forse ancora memori della modesta protesta post-Genova condotta in parlamento, per tentare di accantonarlo con un ruolo di livello intermedio? Ora non voglio entrare nelle derive reazionarie di Cofferati-sindaco di Bologna (è altro discorso, anche se in qualche modo potrebbe c’entrare), ma solo dire che una riflessione andrebbe condotta sul successo avuto dal V-Day: quel genere di protesta deve essere in qualche modo ascoltata e accolta altrimenti si rischia di regalare quella forza (perché comunque di forza si parla) al primo populista che passa e dice la cosa giusta. Se non Grillo, se non Berlusconi, vuoi che non esca un capopolo che punta a una carica istituzionale?

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[1] Ma mi chiedo chi dovrebbe raccontare notizie visto che da Repubblica venivo a sapere che non c’erano tracce di sangue sull’auto dell’indiziato per l’omicidio di Garlasco mentre dal Resto del Carlino le macchie c’erano, ma forse non erano della vittima. Esempio stupido e probabilmente qualunquista, ma a mio avviso abbastanza significativo.

One thought on “Purché non sia qualcosa di qualunque

  1. Sono pienamente d’accordo su Cofferati: un esempio di riformismo unito a radicamento a valori di sinistra. Sono un po’ meno d’accordo sul bollarlo come sindaco reazionario: la sua richiesta recente di più poteri ai sindaci (peraltro bocciata da tutto il pre-PD) non era mirata ad una reazione simil-leghista, ma a colmare un vuoto normativo che lasciava nel limbo molti lavoratori clandestini, impossibilitati a denunciare i propri casi di sfruttamento. Ci si è messa la stampa a ridipingere Cofferati come sceriffo, e lui, col suo carattere tutt’altro che accomodante, non ha lavorato per rinfrescare la propria immagine.

    Sono anche d’accordo, per quanto il Grillo politico non mi entusiasmi per coerenza, col denunciare il vuoto ideologico dell’attuale classe politica: le primarie sono una vera fuffa, in cui tutte le correnti fra loro inconciliabili stanno a braccetto sul carro di Veltroni, già virtualmente segretario.

    Ma dico questo: è evidente che nessun partito abbia nel proprio vivaio un ricambio generazionale appetibile, perchè la crisi delle adesioni alla politica è un problema non meno grave della tendenza conservativa delle cariche dirigenziali.
    Di fronte a questa crisi, l’unico modo per avere sottomano nuovi candidati papabili è aprire le barriere della scelta al di fuori dei vecchi partiti, e lo si può fare solo dopo la nascita del PD, organismo in cui la società civile può proliferare, come mai avrebbe potuto fare nelle sezioni dei DS o della Margherita/DC.

    Non sarà oggi, non sarà domani, ma credo che il PD possa essere l’unico modo di superamento delle vecchie ancore partitocratiche, e che possa coinvolgere quel target, i giovani precari, che in numero non trascurabile hanno votato Ulivo, senza pregiudizi ideologici ma con “senso dell’attuale”.

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