Ettore, che ha iniziato ormai da un po’ a mettere mano alla produzione letteraria di suo padre, Luciano Bianciardi, ha scoperto dai giornali che alla Mostra del Cinema di Venezia viene presentato un film-documentario incentrato sulla vita dello scrittore. Così, attraverso il suo blog, ha scritto tre lettere indirizzate a Massimo Coppola, Alberto Piccinini, che hanno curato regia e sceneggiatura, e a sua sorella Luciana, parte attiva nel film, non tanto per rivendicare la sua figura di figlio primogenito, ma per dimostrare amarezza per quell’apporto che avrebbe potuto dare alla ricostruzione della vita di Bianciardi e che invece è venuto a mancare. Dice in merito Ettore:
Non che mi ritenga particolarmente importante o che pensi di avere eccezionali verità da raccontare, ma dovrà convenire con me che, nel narrare la vita “agra” di quel personaggio, avrebbe avuto una certa importanza – storica, mi intenda – ascoltare chi bambino fu per mano di sua madre a salutare il padre che partiva col treno per Milano quel giorno di Luglio del 1954, oppure sempre bambino andò a cercare il padre che non tornava a casa a Brera, nel ristorante delle sorelle Pirovini, alla redazione di Feltrinelli (era ancora in via Fatebenefratelli). Oppure ascoltare la stessa persona, ormai ventenne, che visse, non senza emozione e tormento, il ritorno del padre a Grosseto, negli ultimi due anni della sua povera vita.
A latere di tutto ciò, attraverso il lavoro di recupero e riproposizione a cui si accennava all’inizio (lavoro che ha portato alla pubblicazione a gennaio di Il fuorigioco mi sta antipatico, nelle scorse settimane alla collana dei Bianciardini e il prossimo ottobre all’uscita in libreria di un nuovo volume che raccoglie gli scritti di Bianciardi sul Risorgimento), Ettore da tempo aveva pubblicato i filmati sul padre contenuti nel film proposto a Venezia, che sono liberamente scaricabili dal suo sito.