12 dicembre 1969: il giorno dell’innocenza perduta, nuova edizione per Giorgio Boatti

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Piazza FontanaPer chi non l’avesse ancora letto (ma anche per chi ha letto le edizioni precedenti), c’è un libro da consigliare sulle vicende della Banca Nazionale dell’Agricoltura: la nuova versione di Piazza Fontana – 12 dicembre 1969: il giorno dell’innocenza perduta Nuova edizione aggiornata di Giorgio Boatti. Pubblicato una prima volta nel 1993 per i tipi di Feltrinelli, si era guadagnato gli strali del neofascista veneto Massimiliano Fachini che si era visto descrivere da Boatti in questi termini:

[Ebbe] un ruolo di primo piano nella cruenta stagione delle bombe nere […], un guerriero nero coinvolto in una concatenazione di indagini che coprono tutto l’arco storico dello stragismo nero, tornato […] alle sue consuete attività. [Era] un “colonnello” dello stato maggiore nero nel quale naviga con la sua consueta, mimetizzata riservatezza […] saldando [per anni] cellule neonaziste, spezzoni della guerriglia nera a ramificazioni più o meno istituzionali della guerra non ortodossa.

Per queste parole nel 1994 Giorgio Boatti si è visto piombare addosso una querela per diffamazione aggravata. Alla fine, cinque (5) anni più tardi, il 29 marzo 1999, il giornalista è stato assolto dai giudici della quinta sezione penale del tribunale di Milano e al suo libro è stata riconosciuta validità di fonte storica, per quanto sia un testo divulgativo.

A valle dell’assoluzione, Einaudi ha ripubblicato il libro una prima volta nel 1999, inserendolo nella collana Gli struzzi. Infine l’edizione di questi giorni, per la collana ET Saggi, aggiornata e ampliata rispetto alle precedenti con i processi di Milano conclusosi con la sentenza-vergogna della Cassazione del 2005 (quella, per intenderci, che manda assolti tutti, dice che i veri responsabili sono già stati assolti quasi vent’anni prima e non possono più essere processati per quella strage e che carica le spese legali sulle spalle dei familiari delle vittime). Questa la presentazione del nuovo libro di Boatti:

Venerdí 12 dicembre 1969: a Milano scoppia una bomba alla Banca Nazionale dell’Agricoltura. Diciassette morti e decine di feriti: una strage. È la fine di un sogno, quello nato nel ’68. È il cruento avvio della strategia della tensione. Giorgio Boatti delinea con meticolosa attenzione una vicenda che cambia la storia del Paese: non solo una strage, ma una guerra combattuta in tempo di pace, sotterranea, condotta da un potere nascosto e brutale che non rispetta gli innocenti e – attraverso omertà e connivenze – impone di fatto l’impunità per gli esecutori di questa e delle successive azioni terroristiche. Indagine giudiziaria e ricerca storica, Piazza Fontana ripercorre tutte le fasi della vicenda, dalle prime accuse all’anarchico Pietro Valpreda alla misteriosa morte di Giuseppe Pinelli, ai collegamenti tra la cellula neonazista padovana di Freda e Ventura e gli strateghi sponsorizzati dall’intelligence statunitense, alle miserabili faide tra gli stati maggiori dell’Esercito e della Difesa, fino ai contrastati passi dell’indagine che, dopo aver fatto degli anarchici il capro espiatorio, imbocca a Padova, a Treviso, a Milano la pista nera sfociando a Catanzaro nel primo di molti processi, dove i volti di pietra del potere politico frappongono oblio e amnesie a un passato che li assedia.

16 thoughts on “12 dicembre 1969: il giorno dell’innocenza perduta, nuova edizione per Giorgio Boatti

  1. Leggendo il tuo libro, e ascoltando testimonianze inedite (sia a suo favore che a suo detrimento) mi sono fatto l’idea che, a differenza delle persone che ha difeso cocciutamente, a rischio di impelagarsi personalmente (perché era un fanatico), sia estraneo sia agli episodi dinamitardi che alla morte di Muraro.

  2. Max: la sentenza che dà ragione a Boatti, più che un diritto a non farsi intimidire, dice che non ha scritto falsità su Fachini. Dunque che è corretta la descrizione che ne ha dato. Su Muraro, poi, Fachini viene prosciolto in istruttoria e dunque, sempre sentenze alla mano, con quella morte non c’entra. Sul suo ruolo marginale nella strategia della tensione, be’, invece mi sembra non siamo di fronte al personaggio tirato in mezzo in modo pretestuoso trasformandolo in un mostro nero.

  3. Leggendo il tuo libro, e ascoltando testimonianze inedite (sia a suo favore che a suo detrimento) mi sono fatto l'idea che, a differenza delle persone che ha difeso cocciutamente, a rischio di impelagarsi personalmente (perché era un fanatico), sia estraneo sia agli episodi dinamitardi che alla morte di Muraro.

  4. In altri termini, che abbia avuto un ruolo di primo piano nella stagione delle bombe nere, mi pare insostenibile. Anche se per fortuna la corte ha stabilito il diritto di Boatti di non farsi intimidire tramite avvocati.

  5. Max: la sentenza che dà ragione a Boatti, più che un diritto a non farsi intimidire, dice che non ha scritto falsità su Fachini. Dunque che è corretta la descrizione che ne ha dato. Su Muraro, poi, Fachini viene prosciolto in istruttoria e dunque, sempre sentenze alla mano, con quella morte non c'entra. Sul suo ruolo marginale nella strategia della tensione, be', invece mi sembra non siamo di fronte al personaggio tirato in mezzo in modo pretestuoso trasformandolo in un mostro nero.

  6. Antonella, io penso che chi racconta il passato, anzi, la natura umana, cosa che tu fai benissimo, debba necessariamente attenersi alla lettera delle sentenze. Se così fosse, Boatti sarebbe legittimato a scrivere che Massimiliano Fachini era una figura cruciale della stagione delle bombe (perché NON ha diffamato Fachini), mentre nessuna sentenza ha condannato Fachini per atti terroristici. Mai. Significa che la Giustizia non ha una verità univoca su Fachini. Tu parti giustamente dal materiale scaturito dall’attività investigativa, non dalle sentenze (che anche in questo caso, scagionano Juliano, ma non incriminano nessuno a parte un delinquentello di periferia).

  7. A mio parere Fachini si mise nei guai con le sue stesse mani difendendo a oltranza Freda, ma non perché ne fosse il braccio destro (non ho alcuna prova di tale sudditanza), ma per ambizione politica. Certo, non aveva un gran fiuto politico, Fachini, e quindi, anziché a Montecitorio approdò a dieci anni di carcere preventivo.

  8. Antonella, io penso che chi racconta il passato, anzi, la natura umana, cosa che tu fai benissimo, debba necessariamente attenersi alla lettera delle sentenze. Se così fosse, Boatti sarebbe legittimato a scrivere che Massimiliano Fachini era una figura cruciale della stagione delle bombe (perché NON ha diffamato Fachini), mentre nessuna sentenza ha condannato Fachini per atti terroristici. Mai. Significa che la Giustizia non ha una verità univoca su Fachini. Tu parti giustamente dal materiale scaturito dall'attività investigativa, non dalle sentenze (che anche in questo caso, scagionano Juliano, ma non incriminano nessuno a parte un delinquentello di periferia).

  9. A mio parere Fachini si mise nei guai con le sue stesse mani difendendo a oltranza Freda, ma non perché ne fosse il braccio destro (non ho alcuna prova di tale sudditanza), ma per ambizione politica. Certo, non aveva un gran fiuto politico, Fachini, e quindi, anzichè a Montecitorio approdò a dieci anni di carcere preventivo.

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