Dopo 34 anni, il terzo processo per piazza della Loggia

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Francesco Zambelli scrive per PeaceReporter il testo che segue. Si intitola Trentaquattro anni per una verità e racconta l’apertura del terzo processo per la strage di piazza della Loggia, avvenuta a Brescia il 28 maggio 1974.

Giulietta Banzi Bazoli, Livia Bottardi Milani, Clementina Calzari e il marito Alberto Trebeschi, Euplo Natali, Bartolomeo Talenti, Luigi Pinto e Vittorio Zambarda. Sono i nomi che si sentono pronunciare ogni anno, ogni 28 maggio, in piazza della Loggia. I nomi di chi in quella piazza, nel 1974, partecipava a una manifestazione antifascista e si trovava vicino al cestino della spazzatura dove alcuni fascisti, con la complicità di una parte dei servizi dello stato italiano, avevano messo una bomba.

Questo è il terzo processo che vuole far luce su chi ordinò e chi compì la strage. Imputati sono Carlo Maria Maggi, Delfo Zorzi, Maurizio Tramonte, Giuseppe Rauti, Francesco Delfino e Giovanni Maifredi. Si tratta, probabilmente, dell’ultimo processo per le stragi che tra il ’69 e il ’74 vennero organizzate in Italia con lo scopo di favorire una svolta autoritaria, militare, nel nostro paese. Si basa sulle ricostruzioni fornite da un ex agente della Cia, Carlo Digilio, esperto di esplosivi che collaborò alla realizzazione di alcune stragi ed è morto nel 2005: ironia della sorte, proprio nel giorno dell’anniversario di quella di piazza Fontana, la prima, la madre di tutte le stragi. Sono state poi raccolte informative della polizia, documentazione del Sismi (servizi segreti militari), atti di processi come quello contro il Mar di Fumagalli e del conflitto a fuoco avvenuto a Pian del Rascino, dichiarazioni prese dai processi precedenti e nei processi per le stragi di piazza Fontana e della questura di Milano. Un altro procedimento è stato aperto contro gli avvocati Gaetano Pecorella e Fausto Maniaci per aver fatto da tramite nel consegnare a Martino Siciliano 150mila dollari per ritrattare le sue dichiarazioni contro Delfo Zorzi.

Quella di Brescia fu la strage più politica, in un certo senso: era diretta contro una manifestazione antifascista. La bomba però era posizionata dove di solito stazionavano le forze dell’ordine, e solo la pioggia fece sì che arretrassero, lasciando posto ai manifestanti. Tra le ipotesi a lungo dibattute: una strage di poliziotti avrebbe accelerato e permesso la svolta autoritaria auspicata, tentativo messo in atto anche a Peteano.

Le indagini che portano a questo processo sono iniziate nel 1993. Secondo i pm Di Martino e Piantoni la strage venne messa a punto da alcuni membri di Ordine Nuovo, organizzazione fascista, insieme a membri dei servizi. Di questa organizzazione facevano parte Rauti, Maggi, Zorzi e Tramonte (informatore dei servizi segreti italiani con il nome di “fonte tritone”). Pino Rauti era ai vertici di Ordine nuovo e aveva pianificato diverse azioni terroristiche. Tra gli imputati Francesco Delfino, ex generale dei carabinieri che secondo la procura “partecipò alle riunioni in cui venne organizzato l’attentato e non impedì, quale ufficiale dell’Arma dei carabinieri, che lo stesso venisse portato a compimento”. Maifredi invece si sarebbe occupato di tenere l’ordigno nei giorni precedenti.

Il processo è iniziato questa mattina, 25 novembre 2008, al tribunale di Brescia, dove sono state respinte le eccezioni della difesa che contestava un difetto di notifica a Maurizio Tramonte (notifica giunta al domicilio, mentre si trovava in carcere, ma era stato arrestato successivamente alla deposizione degli atti e quindi non è stata accolta perché avrebbe dovuto comunicare lui il nuovo domicilio) e un capo di imputazione troppo generico nei confronti di Francesco Delfino (accusato di aver partecipato “a riunioni nelle quali l’attentato veniva organizzato” e non aver impedito “quale ufficiale dell’Arma dei Carabinieri che lo stesso venisse portato a compimento”). Respinte le eccezioni, 34 anni e 6 mesi dopo la strage, il processo è iniziato.

One thought on “Dopo 34 anni, il terzo processo per piazza della Loggia

  1. matteo

    Per un soffio Pecorella non ce lo siamo ritrovato alla Corte Costituzionale.
    Che orrore Leone ai funerali…spero si sia preso fischi e insulti…come per Piazza Fontana ricordo mio padre, miltante del PCI, tornare a casa con le lacrime agli occhi…

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